di Francesco Castelli

Giovanni Paolo II

Dalla nascita all’ordinazione sacerdotale (anni 1920-1946).
Figlio di Karol, tenente dell’esercito polacco (già sottufficiale di fanteria dell’esercito austroungarico), ed Emilia Kaczorowski, Karol Joseph è il terzo e ultimogenito della coppia (il 27 agosto 1906 era nato il primogenito Edmund e, qualche anno dopo, Olga, morta prematuramente). Negli anni dell’infanzia chiamato affettuosamente Lolek, cresce in un clima familiare sereno e religioso, frequentando la scuola primaria e rivelando subito buone doti intellettuali. All’età di quasi nove anni, il 13 aprile 1929, perde la madre Emilia, deceduta a causa di una cardiopatia congenita. Dopo tre anni, il 5 dicembre 1932, Karol perde anche fratello Edmund che, divenuto medico, rimane vittima di un’epidemia contratta da un paziente.

Così il giovane Karol rimane a vivere solo con il padre, uomo austero, coraggioso nell’affrontare la sua vedovanza e modello di vita spirituale: «Mi capitava di svegliarmi di notte – scriverà Giovanni Paolo II – e di trovare mio padre in ginocchio, così come in ginocchio lo vedevo sempre nella chiesa parrocchiale. Tra noi non si parlava di vocazione al sacerdozio, ma il suo esempio fu per me in qualche modo il primo seminario, una sorta di seminario domestico» (Giovanni Paolo II, Dono e mistero, 30). Il padre favorisce la formazione culturale di Lolek: con gli studi secondari superiori il giovane Karol già rivela un vivo interesse per le discipline umanistiche. Si appassiona anche al teatro e riceve lezioni di recitazione. Conseguita la maturità classica, nell’estate del 1938 si trasferisce con il padre a Cracovia dove si iscrive al corso di laurea in filologia polacca della facoltà di filosofia dell’Università Jagellonica. Le vicende biografiche si intrecciano a questo punto con la storia della sua nazione. Partecipa ad associazioni universitarie contro le prime restrizioni statali a danno degli studenti ebrei. Poi, dopo l’aggressione nazista alla Polonia (1° settembre 1939), aderisce al teatro rapsodico di Mieczyslaw Kotlarczyz e compone drammi e opere teatrali, spesso di forte ispirazione biblica, tese a mettere in parallelo le sofferenze del popolo ebraico con quelle della Polonia oppressa dai nazisti.

In questo periodo Karol frequenta la parrocchia S. Stanislao Kostka di Cracovia, dove conosce Jan Tyranowski, un laico che lo introduce alla lettura dei testi di spiritualità carmelitana, in particolare alle opere di Giovanni della Croce. Membro dei gruppi fondati da Tyranowschi, denominati Rosario Vivente, Karol legge anche con profonda partecipazione l’opera di L.M. Grignon de Monfort, Trattato della vera devozione a Maria. Fu questa una lettura importante, che segnerà la vita spirituale di Karol al punto da ispirargli più tardi il motto del suo episcopato: Totus tuus. Infine stringe un forte rapporto spirituale con padre Kazimierz Figlewicz, che sarà il suo direttore spirituale nonché l’unico custode della Cattedrale di Cracovia durante l’occupazione tedesca.

Nel settembre 1940 le disposizioni naziste costringono ogni polacco a svolgere un lavoro: Karol, interrotti gli studi, è assunto prima in una cava, poi in un’industria chimica. Per quasi quattro anni condivide così la fatica degli operai ed è testimone delle durissime condizioni di lavoro dei suoi compagni dai quali, d’altra parte, riceve affetto e attenzione.

Intanto, mentre è a Cracovia, muore suo padre il 18 febbraio 1941. «Non m’ero mai sentito tanto solo» (cit. in Weigel, I, 86), confesserà successivamente il pontefice ricordando lo smarrimento e la solitudine di quelle ore.

Dopo la morte del genitore Karol compie un passo fondamentale. Da tempo avverte la chiamata alla vita sacerdotale. Perciò nell’autunno 1942 entra in un seminario clandestino, allestito nell’arcivescovado dall’ordinario di Cracovia, il card. Adam Sapieha. Continuando ancora per qualche tempo a lavorare in miniera al mattino, Karol riceve la necessaria formazione e viene ordinato sacerdote il 1° novembre 1946. Il rito di ordinazione si svolge in segreto, nella cappella dell’arcivescovado di Cracovia: la Polonia, infatti, terminata la Seconda Guerra Mondiale, è sotto il regime comunista

 

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